Ci eravamo detti che tutto sarebbe cambiato: il comunicato stampa di Nondasola

Pubblichiamo il comunicato stampa che Nondasola ha inviato alla stampa locale a proposito dei femminicidi di Sara Campanella e Ilaria Sula.

Si parla sempre delle stesse cose come se a qualcuno non arrivasse ci dice Nicole di 17 anni.
Le giovani donne stanno pagando un prezzo altissimo nell’affermare i propri desideri, le proprie libertà. Giovani, competenti, sorridenti, pronte a sfidare la vita in fedeltà a sé. Dopo Giulia Cecchettin ci eravamo detti che tutto sarebbe cambiato. Ma così non è stato. Invece siamo di nuovo a denunciare il femminicidio di due ragazze di 22 anni, Sara Campanella e Ilaria Sula. Le hanno uccise due giovani uomini che non accettavano di essere rifiutati.
Pochi giorni fa in una scuola ci siamo sentite dire, da una insegnante, Esagerate, le donne oggi sono libere. Non è la prima volta, succede tutte le volte che tentiamo di evidenziare e contrastare le disparità che le donne ancor oggi subiscono nel nostro Paese, cercando di far emergere il filo che unisce le nostre azioni nel centro antiviolenza e il mondo nel quale viviamo. Chiunque esprima questo giudizio alza un muro per non vedere quanto le diverse questioni siano connesse alle dinamiche della violenza maschile. L’Italia è agli ultimi posti in Europa per pari opportunità, abbiamo i tassi più bassi di occupazione femminile e sul lavoro il divario di genere è doppio rispetto alla media degli altri paesi europei. Le donne sono pagate in media il 10% in meno a parità di mansioni e il divario pensionistico raggiunge il 30% a sfavore della componete femminile. Il lavoro di cura non retribuito e non riconosciuto delle donne (in media 4,7 ore rispetto alle 1,80 degli uomini) vale il 30% del Pil del Paese (fonte dati Openpolis). Sul lavoro non retribuito e non riconosciuto delle donne si regge tutto il welfare del Paese. La paura occupa una parte importante nella vita delle donne, negli spazi pubblici come nelle relazioni affettive, là dove noi donne ci troviamo in un posto non ancora previsto dalla storia.
Nonostante i tentativi negazionisti da qualche anno stiamo assistendo a una delle più importanti riflessioni collettive riguardanti la violenza contro le donne, è come se si fosse aperto uno squarcio grazie al coraggio delle donne che, a partire dalle più giovani, si raccontano, parlano, gridano, fiere di una consapevolezza che chiede riconoscimento e rispetto. Per chi vuole capire, questo è un ottimo momento per mettersi in ascolto anche di una Associazione che da trent’anni ha ascoltato a sua volta più di 7500 donne. In questi giorni dobbiamo ancora leggere la parola ‘raptus’ che scagiona chi ha agito intenzionalmente violenza a cui si aggiungono dichiarazioni che spostano la responsabilità sulla vittima. E’ un enorme problema strutturale e culturale. Quante volte abbiamo sentito dire: sembrava un bravo ragazzo; apparteneva a una famiglia perbene. Non è il momento di continuare a essere increduli di fronte a tanta violenza. Il riconoscimento giuridico del reato di femminicidio di per sé non ci tranquillizza. Sappiamo che queste introduzioni spingono e rassicurano acriticamente l’opinione pubblica verso la giustizia penale senza mettere in discussione i presupposti, ancora patriarcali, che ne evidenziano una responsabilità plurale che logora la nostra cultura. Crediamo che solo rivolgendo uno sguardo libero e responsabile alle disparità di potere tra i sessi, che sono le fondamenta di questo reato, si possa pensare ad azioni efficaci di sensibilizzazione, formazione e di prevenzione.

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Nondasola in piazza antifascista: il comunicato stampa di Nondasola